Descrizione
Le origini
L’ipotesi più accreditata per quanto concerne l’origine di Rueglio è legata alla fase di espansione dell’Impero Romano (a partire dagli ultimi decenni del III secolo a.C) nei territori che prenderanno la denominazione di Gallia Cisalpina, e alla scelta di confinare in siti montani i cittadini sospettati di infedeltà verso gli occupanti.
I riferimenti a un bosco di rovi collocato su una altura di quasi settecento metri, confinante con il territorio entro cui sorgeva un agglomerato significativamente denominato “Exilium” (l’odierna Issiglio), sono più di un indizio sulla nascita del primo insediamento ruegliese, che con ogni probabilità costituì rifugio per quei prigionieri che riuscivano a fuggire dal centro di detenzione; il professor G. D. Serra (ordinario di glottologia all’Università di Cagliari) sostiene infatti che il toponimo Rueglio derivi proprio da quello stesso bosco di rovi, e nello specifico dal plurale latino “rubelli” (“rovi”).
È possibile che i fuggiaschi abbiano anche trovato rifugio e accoglienza presso alcune popolazioni di origine celtica, delle quali è attestata la presenza a partire dal 500 a.C.
Secondo il Casalis e il Bertolotti queste popolazioni vissero per lungo tempo alla macchia, osservando riti pagani, elementi che forse possono contribuire a comprendere la particolare parlata ruegliese, nata da un latino volgare pesantemente influenzato dal sostrato celtico, e le molte usanze che restano in parte indecifrabili e di difficile inserimento nel resto delle tradizioni valchiusellesi.
Quando cominciarono a dare una forma stabile all’insediamento, i primi abitanti di Rueglio ebbero cura di disporre le abitazioni al centro di un anfiteatro, raggruppate e al riparo sia dai venti freddi delle Prealpi che dagli eventi di tracimazione delle acque.
Questa collocazione temporale dell’origine del nucleo di Rueglio è avvalorata anche da alcuni ritrovamenti di tombe romane, avvenuti a fine ottocento.
I riferimenti a un bosco di rovi collocato su una altura di quasi settecento metri, confinante con il territorio entro cui sorgeva un agglomerato significativamente denominato “Exilium” (l’odierna Issiglio), sono più di un indizio sulla nascita del primo insediamento ruegliese, che con ogni probabilità costituì rifugio per quei prigionieri che riuscivano a fuggire dal centro di detenzione; il professor G. D. Serra (ordinario di glottologia all’Università di Cagliari) sostiene infatti che il toponimo Rueglio derivi proprio da quello stesso bosco di rovi, e nello specifico dal plurale latino “rubelli” (“rovi”).
È possibile che i fuggiaschi abbiano anche trovato rifugio e accoglienza presso alcune popolazioni di origine celtica, delle quali è attestata la presenza a partire dal 500 a.C.
Secondo il Casalis e il Bertolotti queste popolazioni vissero per lungo tempo alla macchia, osservando riti pagani, elementi che forse possono contribuire a comprendere la particolare parlata ruegliese, nata da un latino volgare pesantemente influenzato dal sostrato celtico, e le molte usanze che restano in parte indecifrabili e di difficile inserimento nel resto delle tradizioni valchiusellesi.
Quando cominciarono a dare una forma stabile all’insediamento, i primi abitanti di Rueglio ebbero cura di disporre le abitazioni al centro di un anfiteatro, raggruppate e al riparo sia dai venti freddi delle Prealpi che dagli eventi di tracimazione delle acque.
Questa collocazione temporale dell’origine del nucleo di Rueglio è avvalorata anche da alcuni ritrovamenti di tombe romane, avvenuti a fine ottocento.