Descrizione
Presso Centro Culturale Kà 'd-Mezanis / a cura di Associazione Culturale KdM / ore 18.00
Contestualmente alla presentazione del libro di Elidio Viglio “Un ponte per l’Etiopia” (ed Atene del Canavese), è prevista l'inaugurazione della mostra “Etiopia e Italia, Mosaico ed Intrecci”, che comprende una parte dedicata alla presenza della comunità ruegliese in Etiopia, con la fondazione dell’insediamento denominato “Cit Ruvéj”.
La mostra sarà visitabile, negli orari di apertura della Kà 'd-Mezanis, fino al 25 settembre.
Breve storia del "Cit Ruvéj” e del ... dopo
La presenza degli italiani in Etiopia è legata alla storia del colonialismo, iniziato alla fine dell’800 e durato circa 60 anni. Ci fu un primo tentativo di occupare l’Etiopia nel 1896, ma finì con una sconfitta militare per l’Italia (a seguito della famosa "Battaglia di Adua").
Il periodo fascista coincise con il maggior numero di paesi occupati dall’Italia: Albania, Libia, Eritrea, Etiopia e Somalia, con una popolazione complessiva di 12 milioni di abitanti e territori vasti più di 10 volte l’Italia.
E’ in quel contesto, dopo la conquista dell’Etiopia, chiamata allora Abissinia, nel 1937, che una comunità di ruegliesi, per lo più imprenditori e muratori con alcune famiglie al seguito, si insediò nei pressi della capitale, Addis-Abeba. Lavorarono in vari cantieri come mostrano le foto presentate nella mostra, e costruirono un gruppo di case che chiamarono appunto “Cit Ruvej”.
Quel periodo poco glorioso della storia dell’Italia, in cui le popolazioni indigene erano considerate inferiori e molti etiopi furono uccisi dal regime fascista, è stato ed è tutt'ora seguito dalla presenza di italiani desiderosi di aiutarli a ritrovare benessere e dignità, come vedrete all’interno della mostra a cura delle Associazioni GAOM e Fekat Circus (è doveroso nominare anche il Sogno di Tsige).
Si tratta oggi di costruzioni di strade, ospedali, ponti come quello reale e simbolico del libro di Elidio Viglio, ma anche creazione di un circo grazie a circensi e cooperanti che permette ai ragazzi di strada di uscire dalla loro condizione. Si tratta oggi di dare gli strumenti agli etiopi perché possano trovare essi stessi le condizioni necessarie allo sviluppo del paese, purtroppo dilaniato da lotte interne oltre che dagli interessi occidentali.
Il periodo fascista coincise con il maggior numero di paesi occupati dall’Italia: Albania, Libia, Eritrea, Etiopia e Somalia, con una popolazione complessiva di 12 milioni di abitanti e territori vasti più di 10 volte l’Italia.
E’ in quel contesto, dopo la conquista dell’Etiopia, chiamata allora Abissinia, nel 1937, che una comunità di ruegliesi, per lo più imprenditori e muratori con alcune famiglie al seguito, si insediò nei pressi della capitale, Addis-Abeba. Lavorarono in vari cantieri come mostrano le foto presentate nella mostra, e costruirono un gruppo di case che chiamarono appunto “Cit Ruvej”.
Quel periodo poco glorioso della storia dell’Italia, in cui le popolazioni indigene erano considerate inferiori e molti etiopi furono uccisi dal regime fascista, è stato ed è tutt'ora seguito dalla presenza di italiani desiderosi di aiutarli a ritrovare benessere e dignità, come vedrete all’interno della mostra a cura delle Associazioni GAOM e Fekat Circus (è doveroso nominare anche il Sogno di Tsige).
Si tratta oggi di costruzioni di strade, ospedali, ponti come quello reale e simbolico del libro di Elidio Viglio, ma anche creazione di un circo grazie a circensi e cooperanti che permette ai ragazzi di strada di uscire dalla loro condizione. Si tratta oggi di dare gli strumenti agli etiopi perché possano trovare essi stessi le condizioni necessarie allo sviluppo del paese, purtroppo dilaniato da lotte interne oltre che dagli interessi occidentali.
Costo
Gratuito
Contatti
Nome | Descrizione |
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affarigenerali@comune.rueglio.to.it | |
Telefono | 0125.780126 |
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Ultimo aggiornamento pagina: 23/07/2022 12:38:06